Play, Rec... e silenzio! Il rito della registrazione dalla radio

Prima di Spotify c'era il registratore a cassette: dita sui tasti, orecchio teso e la speranza che il DJ non parlasse. Un'arte dimenticata.

A cura di Paolo Privitera
11 aprile 2025 13:40
Play, Rec... e silenzio! Il rito della registrazione dalla radio -
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💼 Play, Rec... e silenzio assoluto in casa!

In un'epoca senza Spotify, senza Shazam, senza internet, registrare una canzone dalla radio era un'arte raffinata, quasi un rituale. Bastava un registratore a cassette come quello della foto, dita pronte sui tasti Play + Rec, e una pazienza infinita.

🔊 Aspettare... sperare... registrare

Ti mettevi lì, con l'orecchio teso e il cuore in attesa. Quando la tua canzone preferita finalmente partiva, premere i tasti giusti era una questione di riflessi. E guai se il DJ parlava sul ritornello! Un'interferenza, e addio perfezione.

Ma anche con i rumori di fondo, le sfumature storte, e magari un'interruzione finale... quel nastro era un capolavoro tuo e solo tuo.

📺 Le playlist prima delle playlist

Ogni cassetta registrata diventava una colonna sonora personalizzata, un diario musicale da custodire gelosamente. Le si riascoltava mille volte, si condividevano con gli amici, si scrivevano i titoli con la penna sul retro.

Era un modo per collezionare emozioni.

🔎 Curiosità: lo sapevi che...?

I primi registratori a cassette domestici nacquero nei primi anni '70, ma il loro vero boom in Italia si ebbe negli anni '80, anche grazie al successo dei programmi radiofonici musicali come Discoring, Superclassifica Show e le hit parade del sabato.

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