1987: quando l’Italia spense l’atomo!
Nel 1987 gli italiani votarono contro l’energia nucleare in un referendum storico, segnato dalle paure post-Chernobyl. Ma sai qual è l’assurda curiosità che mandò in tilt i supermercati?

Una paura che partiva dall’Est
L’eco del disastro di Chernobyl del 1986 arrivò forte e chiaro anche in Italia. I telegiornali parlavano di nube tossica, piogge radioattive e rischi invisibili. I cittadini iniziarono a temere anche il semplice latte e gli spinaci. E un anno dopo, nel 1987, venne convocato un referendum per decidere il futuro dell’energia nucleare in Italia.
Un voto che cambiò la storia energetica del Paese
Il risultato fu schiacciante: quasi l’80% degli italiani votò "NO" al nucleare. Le centrali già esistenti vennero dismesse e l’Italia virò verso fonti di energia meno controverse. Era una decisione presa più con la pancia che con la testa, spinta dal timore, più che dalla consapevolezza tecnica.
Ma fu anche uno dei pochi momenti in cui l’opinione pubblica ebbe un impatto concreto sulle scelte politiche nazionali.
Un’epoca di allarmismo (e disinformazione)
Dopo Chernobyl, si diffuse la convinzione che bastasse bagnarsi con la pioggia per ammalarsi, e molte famiglie riempirono le dispense di cibo a lunga conservazione. Le vendite di latte UHT, acqua minerale e detersivi schizzarono alle stelle.
La paura era ovunque, ma servì anche a far nascere una coscienza ecologica collettiva, che accompagnò gli anni successivi.
La curiosità che pochi ricordano
Sapevi che in quei giorni, alcune farmacie arrivarono a vendere pasticche di iodio da banco... anche se non servivano a nulla in quel contesto? E ancora più incredibile: in diverse città italiane si registrarono corse all’acquisto di TV portatili, perché si temeva che un blackout radioattivo potesse colpire anche l’informazione. Insomma, un popolo intero in preda al panico... con la speranza che almeno il segnale RAI reggesse! 📺☢️