Il telefono a gettoni: quando una chiamata aveva il suono del tempo
Scopri la storia e le emozioni legate al telefono a gettoni: un simbolo dell’Italia tra anni '50 e '90. Quando una chiamata valeva un gettone… e molto di più. ☎️🪙

Storia, emozioni e curiosità del simbolo di un’Italia che comunicava con il cuore
C’era un tempo in cui per fare una telefonata serviva un oggetto rotondo e di ottone: il gettone telefonico. Prima delle ricariche online e delle chat istantanee, le emozioni passavano da lì, da un telefono pubblico appeso al muro o custodito in una cabina rossa.
Ogni chiamata era un piccolo rito: cercare i gettoni in tasca, attendere il “clink” che li accettava, comporre il numero con pazienza e poi… “Pronto?”, con un nodo in gola e parole pesate bene, perché il tempo scorreva a colpi di gettone.
Un oggetto, tante storie 📞
I telefoni a gettoni, come quello prodotto dalla SIME o dalla Stipel, hanno accompagnato generazioni di italiani dagli anni ’50 fino agli anni ’90. Li trovavi negli angoli delle strade, nelle stazioni ferroviarie, fuori dai bar o nelle scuole. Erano presidi di comunicazione, ma anche punti di ritrovo, confessionale urbano e teatro di mille emozioni.
Chi non ha mai fatto una chiamata veloce alla mamma, o ha atteso il proprio turno per sentire una voce lontana, spesso da una cabina che odorava di pioggia e sigarette?
Come funzionava? 🪙
- Si inseriva il gettone, riconoscibile dai tre segmenti e dalla scritta "Telefono".
- Si alzava la cornetta e si componeva il numero girando la ghiera.
- Una volta stabilita la linea, il telefono “mangiava” il gettone e iniziava la conversazione.
- Se finiva il tempo… serviva un altro gettone (sempre che lo avessi).
Il suono metallico del gettone che cadeva era inconfondibile, e dava il via a pochi, preziosi minuti di comunicazione.
Curiosità 🧠
- Il primo telefono pubblico in Italia risale al 1952.
- I gettoni telefonici cambiarono più volte incisione e anno: alcuni oggi sono oggetti da collezione.
- In molte cabine c’era scritto: “Funziona solo con gettone”, e si faceva la fila per entrare.
- Le chiamate interurbane costavano di più: per questo molte conversazioni iniziavano con “Ho poco tempo…”.
Il telefono a gettoni rappresenta un’Italia che sapeva aspettare, che ascoltava con attenzione e parlava con il cuore. Ogni telefonata era pensata, attesa, vissuta. Non c’erano messaggi vocali da riascoltare, ma solo parole da custodire nella memoria.
In un mondo fatto di velocità e notifiche, questo oggetto ci ricorda che comunicare è prima di tutto condividere davvero.