Totocalcio: il rito italiano della schedina

Il Totocalcio è stato un vero rito italiano: tra bar, amici e scelte scaramantiche, la schedina con “1, X, 2” ha fatto sognare generazioni. Scopri la storia, le curiosità e il mito del celebre “Tredici”. ⚽📄✨

A cura di Paolo Privitera
14 maggio 2025 13:40
Totocalcio: il rito italiano della schedina -
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Un gioco, un Paese intero

Per decenni, il Totocalcio ha rappresentato un appuntamento fisso per milioni di italiani. Ogni settimana, uomini e donne si ritrovavano nei bar, nelle tabaccherie o a casa, penna alla mano, pronti a compilare la famosa schedina con i pronostici delle 13 partite selezionate dal concorso.

"1, X, 2" non erano solo simboli, ma scelte ragionate, sperate o fatte con superstizione. Il Totocalcio non era solo un gioco: era una tradizione.

Il mito del “Tredici” ✨

Chi non ha mai sognato di fare il “Tredici”? Indovinare tutti i risultati significava vincere una somma importante, ma soprattutto entrare nel mito.

Spesso, più che la vincita, era il rito stesso a unire le persone: gruppi di amici che confrontavano i risultati, discussioni animate nei bar, e quell’adrenalina che accompagnava le domeniche pomeriggio davanti alla radio o alla TV.

Un simbolo culturale italiano ⚽🇮🇹

Il Totocalcio nasce ufficialmente nel 1946 su proposta del giornalista sportivo Massimo Della Pergola, ed è stato a lungo gestito dal CONI. Il successo fu immediato, tanto da diventare una consuetudine nazionale.

Divenne anche un fenomeno sociale e culturale: generazioni intere hanno condiviso ricordi legati a questa piccola schedina colorata.

Curiosità 🧠

  • Il primo concorso fu giocato il 5 maggio 1946.
  • Il montepremi era legato alla partecipazione: più giocatori, premi più alti.
  • Il famoso “13” divenne sinonimo di fortuna assoluta.
  • Sulla schedina si trovavano spesso anche pubblicità (come quella della Perugina), oggi considerate memorabilia vintage.

Con l’avvento del gioco online, delle scommesse sportive e dei nuovi format, il Totocalcio ha perso lentamente la sua centralità, fino a scomparire per molti anni dalle abitudini degli italiani. Ma per chi l’ha vissuto, resta un ricordo incancellabile: quello di una schedina, una penna e un sogno condiviso.

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