1986: il Maxiprocesso che fece tremare la Mafia (e il dettaglio che nessuno si aspettava!)
Nel 1986 iniziò a Palermo il Maxiprocesso contro la Mafia, con 474 imputati alla sbarra. Scopri il retroscena clamoroso che cambiò la storia della lotta alla criminalità organizzata!

Il Maxiprocesso di Palermo: una sfida mai vista alla Mafia
Il 10 febbraio 1986 segnò una svolta epocale nella lotta alla criminalità organizzata: a Palermo si aprì il Maxiprocesso contro Cosa Nostra, il più grande procedimento giudiziario della storia italiana contro la Mafia.
Ben 474 imputati seduti dietro le sbarre, un’aula bunker costruita appositamente per garantire la sicurezza dei magistrati e oltre 2.600 anni di condanne richiesti. La Mafia, per la prima volta, veniva colpita come mai prima d’ora.
L’aula bunker e le misure di sicurezza senza precedenti
Per ospitare un processo di queste dimensioni, lo Stato dovette costruire un’aula bunker blindata accanto al carcere dell’Ucciardone. La struttura era impenetrabile, con vetri antiproiettile, porte corazzate e un sistema di sorveglianza avanzato, mai visto prima in un tribunale italiano.
I protagonisti del processo: Falcone e Borsellino
A guidare l’accusa c’erano i magistrati del Pool Antimafia, tra cui i leggendari Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che con il loro lavoro infaticabile smantellarono il sistema di omertà e potere di Cosa Nostra. Grazie alle dichiarazioni di pentiti come Tommaso Buscetta, la Mafia venne colpita al cuore.
Il verdetto finale e le condanne storiche
Dopo 35 mesi di udienze, il 16 dicembre 1987 arrivò la sentenza di primo grado:
- 360 condanne, per un totale di 2.665 anni di carcere;
- 19 ergastoli per i boss più pericolosi;
- La Mafia per la prima volta riconosciuta come un’organizzazione unitaria e strutturata.
Nel 1992, la Corte di Cassazione rese definitive le condanne, in quello che fu il più grande colpo mai inflitto alla Mafia fino ad allora.
Il dettaglio che nessuno si aspettava
Sapevi che durante il processo venne scoperto un codice segreto usato dai boss per comunicare persino in carcere? Gli inquirenti trovarono messaggi cifrati che i mafiosi si scambiavano per coordinare azioni criminali anche mentre erano dietro le sbarre. Questo rivelò quanto fosse radicato e sofisticato il loro sistema di potere.
Un processo che ha cambiato l’Italia
Il Maxiprocesso non fu solo un procedimento giudiziario, ma un simbolo della lotta dello Stato contro la criminalità organizzata. Purtroppo, nel 1992, l’Italia pagò un prezzo altissimo: Falcone e Borsellino furono assassinati dalla Mafia, ma il loro sacrificio rese la loro battaglia eterna.