Le bacinelle di latta: memoria di un’Italia semplice e autentica

Le bacinelle di latta raccontano un’Italia fatta di semplicità, fatica e calore umano. Ricordi indelebili di un tempo che non c’è più.

A cura di Paolo Privitera
24 giugno 2025 13:35
Le bacinelle di latta: memoria di un’Italia semplice e autentica -
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Quando bastava una bacinella per fare tutto

C’erano una volta le bacinelle di latta. Le trovavi ovunque: nelle cucine, nei cortili, nei bagni di campagna, negli angoli delle case delle nonne. Un oggetto umile, eppure multifunzionale, essenziale, sempre presente.

Erano usate per lavarsi, per il bucato, per tenere l’acqua calda d’inverno o fresca d’estate, per rinfrescarsi i piedi o per giocare da bambini. In quelle semplici vasche di metallo c’era racchiuso un mondo intero: quello della vita quotidiana di una volta.

Non c’erano comodità, ma c’era tutto

La latta scaldava in fretta al sole e diventava fredda nelle notti d’inverno. Non c’erano docce moderne, lavatrici automatiche o vasche idromassaggio. Eppure, non mancava nulla. Bastava scaldare l’acqua sul fornello, versarla nella bacinella, e la giornata poteva cominciare.

Era lì che si facevano i primi bagnetti ai neonati, che ci si lavava dopo una giornata nei campi, che si insaponavano le mani con il sapone di Marsiglia. Ogni famiglia ne aveva almeno una, spesso anche due o tre: piccole, grandi, ovali, tonde. Alcune col fondo rovinato, altre lucidate dal tempo.

Giocattoli improvvisati e rinfreschi d’estate

Per i bambini, le bacinelle erano un parco giochi improvvisato. Bastava un po’ d’acqua e diventavano piscine in miniatura nelle calde giornate estive. Ci si sedeva dentro, si facevano le “barche”, si bagnavano i piedi ridendo a crepapelle.

Erano anche usate per lavare la frutta, per conservare temporaneamente i pomodori o i fagioli appena raccolti, per impastare nei momenti di grande produzione familiare.

In tutto questo, c’era una bellezza semplice: la capacità di trovare gioia nelle piccole cose.

Un’Italia che sapeva arrangiarsi

Le bacinelle raccontano un’Italia che non aveva tutto, ma sapeva fare tutto con poco.
Un’Italia fatta di nonne ingegnose, di mamme instancabili, di famiglie che si adattavano e condividevano tutto.

Oggi sembrano oggetti preistorici. Eppure, se ci fermiamo un attimo a pensarci, quei momenti avevano un’intensità che spesso oggi fatichiamo a ritrovare. La fatica era reale, ma lo erano anche le risate, la collaborazione, l’umanità.

Il suono della latta: un’eco che resta

Chi ha vissuto quell’epoca ricorda il rumore della latta: quando ci battevi sopra, quando si poggiava sul pavimento con un suono secco, quando l’acqua calda ci scorreva dentro con un gorgoglio inconfondibile.

Ogni oggetto di una volta aveva un suono suo, e le bacinelle non facevano eccezione. Anche i loro rumori fanno parte dei ricordi sensoriali che restano impressi nella memoria più profonda.

Oggi: cimeli, arredo vintage… o solo memoria?

Oggi, queste bacinelle in zinco o latta si trovano nei mercatini, nei garage, nei solai delle case di campagna. Alcune sono diventate portafiori vintage, altre semplicemente pezzi da collezione. Ma per chi le ha usate davvero, non sono oggetti decorativi: sono testimoni silenziosi di un modo di vivere che non c’è più.

Un tempo in cui tutto era più lento, più faticoso, ma forse anche più pieno. Di senso. Di condivisione. Di autenticità.

Le bacinelle di latta non erano solo recipienti. Erano compagne di vita, parte della quotidianità, silenziose protagoniste di giornate fatte di gesti semplici ma pieni d’amore.

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