Mafalda: la bambina che ci ha insegnato a pensare

Mafalda, con il suo fiocco rosso e la sua ironia tagliente, è diventata una voce ribelle che ha fatto riflettere generazioni intere.

A cura di Paolo Privitera
18 giugno 2025 13:40
Mafalda: la bambina che ci ha insegnato a pensare -
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Chi è Mafalda? Non solo un fumetto

Mafalda è più di un semplice personaggio di fumetti: è una coscienza sociale in formato bambino, una voce che ha attraversato decenni senza mai perdere di rilevanza.
Nata dalla penna geniale del fumettista argentino Quino (Joaquín Salvador Lavado Tejón), Mafalda ha fatto la sua prima comparsa nel 1964 e da allora non ha mai smesso di porre domande, spesso scomode, ma sempre sincere.

Con il suo fiocco rosso, la gonnellina a quadri e un'espressione sempre attenta, Mafalda ha saputo mettere in discussione autorità, guerre, ingiustizie e contraddizioni del mondo degli adulti. E lo ha fatto con intelligenza, ironia e un cuore grande.

Il mondo visto attraverso gli occhi di una bambina

La forza di Mafalda sta nella sua capacità di vedere il mondo senza filtri, ma con lucidità.
Attraverso le sue osservazioni, Quino ci ha mostrato quanto sia assurda la realtà a cui ci abituiamo ogni giorno. Mafalda non accetta passivamente le regole, le mode, le imposizioni. Chiede, riflette, si arrabbia, sogna un mondo migliore.

Nelle sue vignette troviamo temi come:

  • La pace e il rifiuto della guerra
  • L’uguaglianza di genere
  • L’educazione come strumento di emancipazione
  • La famiglia e le sue contraddizioni
  • La politica e il potere visti con occhio critico

Non è un caso se, nonostante siano passati decenni dalla sua creazione, le parole di Mafalda sembrano scritte oggi. In un mondo che cambia (o finge di farlo), la sua voce resta attuale, potente, necessaria.

Una bambina che parlava a tutti

Mafalda è diventata un fenomeno mondiale, tradotta in oltre 30 lingue e letta in tutto il mondo. Ma il suo successo non è legato solo al contenuto politico o sociale: è il modo in cui parla a tutti, grandi e piccoli, che l’ha resa universale.

I bambini si riconoscono nella sua curiosità e nel suo spirito libero. Gli adulti, invece, vedono in lei una critica affettuosa ma decisa alla loro incoerenza.
Mafalda non è mai cinica, ma non è nemmeno ingenua. È la voce di chi guarda la realtà e dice: “Non mi va bene. Possiamo fare di meglio.”

I suoi amici, specchi della società

Accanto a Mafalda troviamo un cast di personaggi indimenticabili, ognuno dei quali rappresenta un aspetto della società:

  • Felipe, sognatore e timoroso, l’eterno indeciso
  • Susanita, borghese e vanitosa, ossessionata dal matrimonio
  • Manolito, figlio di un bottegaio, simbolo del capitalismo pragmatico
  • Libertad, minuscola e rivoluzionaria, con un nome che dice tutto
  • Miguelito, confuso e filosofico, sempre in cerca di senso

Ognuno di loro aiuta Mafalda a esprimere, con ironia e profondità, la complessità del mondo. Le loro discussioni infantili sono specchi lucidissimi delle contraddizioni adulte.

Il rapporto con la famiglia e l’istruzione

Mafalda ha un rapporto particolare con i suoi genitori: li ama, ma non li idealizza. Li mette in difficoltà con domande difficili, li spiazza con la sua logica bambina, li costringe spesso al silenzio.
Non è ribellione fine a se stessa, è desiderio di coerenza.

Anche la scuola è bersaglio delle sue critiche: l’educazione viene spesso vista come uno strumento di omologazione, più che di crescita. Mafalda si indigna per la geografia che cambia a causa delle guerre, per le ingiustizie insegnate senza contesto, per i compiti imposti senza stimolare il pensiero.

Le frasi immortali di Mafalda

Chiunque abbia letto anche solo poche vignette di Mafalda ha sicuramente una sua frase del cuore. Eccone alcune che restano impresse nella memoria:

  • “Che mondo brutto! Meglio cambiare pianeta.”
  • “Il problema del mondo è che i buoni hanno i dubbi e i cattivi hanno le certezze.”
  • “Stop al mondo, voglio scendere!”
  • “La vita moderna è complicata, ma il peggio è che ci tocca viverla.”

Sono frasi semplici ma profonde, ironiche ma dolorosamente vere. Ecco perché tanti quaderni, cartelle, agende e poster negli anni ‘70 e ‘80 portavano il suo volto e le sue parole: ci facevano sentire capiti.

L’eredità culturale di Mafalda

Quino smise di disegnare Mafalda nel 1973, ma il suo impatto non ha mai smesso di crescere.
 Le sue vignette sono ancora oggi usate nei libri di scuola, nei corsi di educazione civica, nei murales e persino nelle manifestazioni.

Mafalda è diventata un simbolo dell’intelligenza critica, della libertà di pensiero e dell’infanzia che non si limita a essere tenera, ma sa essere anche potente.

In Argentina le sono dedicate statue, piazze e musei. In Italia, Paese che l’ha amata particolarmente, continua ad apparire nelle librerie, nei social e nel cuore di chi è cresciuto con lei.

Curiosità: il fiocco rosso che non abbiamo mai smesso di amare

Mafalda non è un personaggio del passato. È un’idea viva, che continua a farci domande anche oggi. In un’epoca in cui l’informazione corre, ma spesso non dice nulla, Mafalda ci ricorda che pensare è ancora un atto rivoluzionario.

Ci insegna che si può essere piccoli ma incisivi, ingenui ma profondi, allegri ma profondamente impegnati.
 E in un mondo sempre più rumoroso, la sua voce resta limpida e insostituibile.

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