I portamonete dei nostri nonni: piccoli scrigni di vita quotidiana
I portamonete in pelle dei nonni: un oggetto semplice ma pieno di ricordi, tra mercati, bar di paese e giornate spensierate.

Il portamonete: un compagno inseparabile
Chi è cresciuto tra gli anni ’60 e ’80 li ricorda bene: piccoli, in pelle scura, con la chiusura a scatto in metallo. Questi portamonete erano un accessorio immancabile nelle tasche dei nonni e dei papà.
Non servivano solo per custodire le monete, ma anche santini, fotografie minuscole, biglietti del tram o piccole cose preziose che oggi non immagineremmo nemmeno di tenere lì dentro.
Il clic inconfondibile e l’odore della pelle
Aprire e chiudere quei portamonete era quasi un rito: quel clic metallico era un suono che oggi evocano immediatamente ricordi d’infanzia.
La pelle, consumata dal tempo, aveva un odore unico: profumo di vita vissuta, di mani che avevano lavorato la terra o costruito sogni, di giornate passate tra bar di paese e mercati affollati.
Un oggetto che raccontava storie
Ogni portamonete aveva la sua storia:
- c’era quello lucido e ben tenuto del nonno elegante che la domenica si vestiva di tutto punto;
- quello rovinato e graffiato del papà che lo usava ogni giorno per le piccole spese;
- quello sempre pieno di monetine pronte per il gelato o per il juke-box al bar.
Piccoli scrigni che, a loro modo, raccontavano la vita quotidiana di un’Italia semplice e autentica.
Dal barbiere al mercato: sempre in tasca
Si tirava fuori al bar per pagare il caffè, al mercato per comprare frutta e verdura, dal barbiere per lasciare la mancia. Non c’erano carte di credito o pagamenti digitali: il contatto con le monete era parte della vita di tutti i giorni.
Un oggetto vintage che scalda il cuore
Oggi questi portamonete sono diventati oggetti da collezione, ricercati nei mercatini o custoditi come ricordo di famiglia. Guardarli significa fare un salto indietro nel tempo, tornare a un mondo più lento, fatto di gesti semplici ma pieni di significato.