Mikado: il gioco dei bastoncini che ha allenato la nostra pazienza (e i nervi)
Mikado, il gioco di bastoncini colorati che ha fatto divertire generazioni: concentrazione, precisione e risate garantite.

Un gioco semplice, ma per veri maestri
Chi lo ha provato almeno una volta, non lo dimentica più. Il Mikado è uno di quei giochi che sembrano banali, ma che racchiudono abilità, calma e una buona dose di astuzia. Nessun dado, nessun tabellone, solo bastoncini di legno colorati da raccogliere con mano ferma e sangue freddo.
Niente schermi, niente connessioni: solo concentrazione, precisione e tante risate. Un classico intramontabile dei pomeriggi in famiglia, in vacanza o a scuola durante la ricreazione.
Le regole (ufficiali e... ufficiose)
Il gioco è semplice:
- Si raccolgono i bastoncini in un fascio verticale e si lasciano cadere sul tavolo in modo disordinato.
- A turno, ogni giocatore deve raccogliere un bastoncino senza muovere gli altri.
- Ogni bastoncino ha un colore e un valore in punti: ad esempio, i bastoncini con l’estremità blu valgono 20 punti, quelli con le strisce gialle 10, e così via.
- Vince chi totalizza il punteggio più alto alla fine del turno.
Ovviamente, esisteva anche la “regola ufficiosa” che permetteva di barare con classe: soffiare leggermente, fingere di non aver visto un movimento… tutto pur di prendere il bastoncino da 50 punti!
Un esercizio di pazienza… e nervi d’acciaio
Dietro l’apparente semplicità del Mikado si nascondeva una vera scuola di autocontrollo. Bastava un gesto troppo veloce per rovinare tutto, un movimento impercettibile per far saltare il turno.
Era un gioco che allenava la mano, ma anche la mente:
✔️ pazienza,
✔️ concentrazione,
✔️ strategia,
✔️ coordinazione occhio-mano.
E poi, diciamolo: era anche una gara silenziosa di stile. Chi riusciva a sfilare un bastoncino impossibile con un solo tocco, tra gli “ooooh” degli altri, era il vero campione!
Un gioco di legno, ma pieno di emozioni
Il Mikado aveva un fascino speciale: il suono dei bastoncini che cadevano, il colore acceso delle strisce, il gesto lento e preciso delle mani.
Era un gioco che non chiedeva nulla, se non tempo da passare insieme.
Potevi giocare ovunque: su un tavolo, sul pavimento, perfino su una coperta da picnic. Bastava un po’ di spazio e la voglia di divertirsi con poco.
Un classico senza tempo
Il Mikado ha attraversato generazioni. Dai pomeriggi degli anni ’60 fino ai giochi nei campeggi degli anni ’90, è rimasto sempre uguale.
Nessuna versione “2.0”, nessuna app. E forse è proprio questo il suo segreto: non serve aggiornarlo, perché funziona così com’è.
Molti bambini di oggi lo scoprono grazie a genitori e nonni, riscoprendo un modo di giocare lento, silenzioso e affascinante.
Mikado: più che un gioco, un ricordo
Ognuno ha il suo ricordo del Mikado:
- Una vacanza in montagna,
- Una domenica in famiglia,
- Una sfida tra amici finita a ridere per un bastoncino che non voleva saperne di uscire.
È uno di quei giochi che raccontano un tempo diverso, fatto di meno tecnologia e più relazioni dirette, di mani che si sfiorano sul tavolo e sguardi complici tra una mossa e l’altra.