Compasso e goniometro: le nostre “armi” di scuola tra geometria e nostalgia
Compasso in legno, goniometro giallo e disegno tecnico: ricordi scolastici indelebili per chi ha vissuto la scuola tra gli anni ‘70 e ’90.

Quando disegno tecnico faceva tremare i banchi
C’erano una volta i compiti in classe di geometria, i quaderni a quadretti e quei famosi strumenti che ogni studente doveva saper usare: il compasso in legno e il goniometro in plastica gialla.
Non erano semplici oggetti da astuccio: erano alleati e nemici, strumenti precisi ma anche spietati. Bastava una distrazione per bucare il foglio con il compasso o sbagliare l’angolo sul goniometro. Eppure, sono rimasti nel cuore di chi ha frequentato la scuola tra gli anni ’70, ’80 e ’90.
Il compasso di legno: eleganza e pericolo in punta di ago
Il compasso in legno, con le sue braccia lunghe e pesanti, sembrava più un attrezzo da falegname che un oggetto scolastico. Aveva una punta d’acciaio affilatissima e un portamine che si svitava e si perdeva regolarmente.
Ogni cerchio tracciato era una piccola impresa:
- troppo stretto e il compasso si chiudeva a metà giro;
- troppo largo e si bucava il foglio.
Ma che soddisfazione quando il cerchio veniva perfetto! Era una geometria che profumava di legno e grafite, di fatica e piccoli trionfi personali.
Il goniometro: quell’angolo misterioso tra 0° e 180°
Il goniometro giallo, con la sua forma a semicerchio, era il re delle lezioni sugli angoli.
Lo appoggiavi al foglio, cercavi lo “zero”, misuravi con attenzione… e speravi di non sbagliare proprio l’ultimo tratto del disegno.
Serviva per misurare angoli acuti, ottusi, retti, ma anche per imparare a essere precisi.
E quando cadeva a terra… si rompeva sempre nello stesso punto: tra il 90 e il 120 gradi! 😅
La geometria come allenamento alla pazienza
Questi strumenti insegnavano molto più della semplice matematica. Insegnavano:
✔️ la pazienza,
✔️ l’attenzione ai dettagli,
✔️ l’arte dell’errore e della correzione.
Disegnare bene richiedeva tempo. Ogni linea, ogni curva, ogni angolo era il risultato di concentrazione. E, sotto sotto, anche di orgoglio. Perché un lavoro ben fatto, anche se solo un esercizio di geometria, dava soddisfazione.
Il rumore del passato: carta, mina e legno
Chi ha usato questi strumenti non può dimenticare:
- il suono secco della mina che graffiava il foglio;
- l’odore del legno consumato;
- il clic metallico del compasso quando si apriva.
Erano rumori familiari, quasi rassicuranti. In un’epoca senza tablet e LIM, il mondo della scuola passava anche da questi piccoli dettagli analogici e sinceri.
Oggi oggetti vintage, ieri strumenti di battaglia
Oggi compasso e goniometro sono diventati oggetti da collezione o da nostalgici, magari ritrovati nei cassetti dei genitori, oppure venduti nei mercatini dell’usato. Ma chi li ha usati davvero, sa che erano più di semplici strumenti scolastici: erano parte di un’epoca.
Un tempo in cui si imparava anche sbagliando a mano libera, senza autocorrezione digitale, senza zoom, senza CTRL+Z.