Il segreto che l’Italia ha scoperto troppo tardi: Gianmaria Testa era già una leggenda in Francia

Nel 1990, mentre in Italia pochi lo conoscevano, Gianmaria Testa incantava i teatri francesi con la sua voce e le sue parole. Ecco come tutto è iniziato.

A cura di Paolo Privitera
18 luglio 2025 16:00
Il segreto che l’Italia ha scoperto troppo tardi: Gianmaria Testa era già una leggenda in Francia -
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Un talento italiano riconosciuto prima all’estero

Nel 1990, Gianmaria Testa, allora capostazione in Piemonte con una chitarra e poesie nel cuore, iniziava a far parlare di sé... ma non in Italia. A sorprenderci oggi è il fatto che fu la Francia ad accorgersi per prima del suo talento, accogliendolo nei suoi teatri e nei suoi festival con un entusiasmo che noi italiani gli avremmo riservato solo anni dopo.

L’atmosfera intima delle sue canzoni

La musica di Testa era un equilibrio perfetto tra canzone d’autore, jazz e folk, capace di creare un’atmosfera intima e potente allo stesso tempo. Le sue liriche, spesso malinconiche ma sempre eleganti, raccontavano storie di vita quotidiana, solitudini, amori semplici e profondi.

Parigi, il trampolino del successo

È proprio in Francia, in festival prestigiosi come quello di Vannes e di Montauban, che Gianmaria Testa trovò i primi grandi applausi e l’attenzione della critica. Il pubblico francese, storicamente attento alla canzone d’autore, lo adottò come uno dei propri, facendolo salire su palchi che avrebbero fatto tremare anche artisti ben più affermati.

Il riconoscimento in patria arrivò dopo

Solo qualche anno più tardi l’Italia si accorse davvero di lui, con l’uscita del suo primo album "Montgolfières" nel 1995, pubblicato... ancora una volta, prima in Francia. La sua voce calda e il suo stile sobrio ma profondo conquistarono finalmente anche il pubblico italiano, ma fu chiaro fin da subito che il suo cuore artistico parlava più lingue, e una di queste era il francese.

Una curiosità su Gianmaria Testa

Pochi sanno che nel periodo in cui si esibiva nei festival francesi, Gianmaria continuava a lavorare come capostazione a Cuneo. Di giorno gestiva treni e orari, di sera riempiva sale con la sua voce. Questo doppio ruolo contribuì a costruire la sua leggenda, quella di un uomo semplice e autentico, che mai rinunciò alla sua umiltà anche quando l’Europa lo applaudiva a scena aperta.

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