Le vecchie estati italiane: quando il viaggio era già vacanza
Negli anni '70 e '80 il viaggio verso le vacanze era un’avventura fatta di panini, traffico, musica e sogni. Ricordi di un’Italia che partiva insieme.

Valigie sul tetto e cuore pieno di attese
C’erano estati in cui non si prendeva l’aereo, non si prenotavano resort, e nemmeno si controllava Google Maps. Bastava una macchina carica fino all’inverosimile, il portapacchi stracolmo e una destinazione chiara: il mare.
Le vacanze estive degli anni '70 e '80 erano così: vere, semplici, rumorose, sudate, ma indimenticabili. Partenze all’alba, con la macchina piena di voci, borse frigo, raccomandazioni e panini con la cotoletta avvolti nella carta stagnola.
Il viaggio era già una parte dell’estate. Anzi, era l’estate.
Il rito della partenza: famiglia, radio e strada
Si caricava l’auto come se fosse un trasloco. Il padre sistemava i bagagli con cura da ingegnere, la madre preparava viveri come per un’esercitazione militare, i figli non vedevano l’ora di arrivare.
Ma prima, c’era da affrontare l’autostrada.
Il traffico del controesodo, le code ai caselli, i clacson, i camion, le Panda e le 127 cariche di vita. I finestrini giù (l’aria condizionata era un miraggio), le cassette di Battisti, Celentano o Baglioni a tutto volume, e i “quanto manca?” ogni dieci minuti dai sedili posteriori.
La pausa all’autogrill: un momento sacro
Ogni sosta all’autogrill era un evento. Si scendeva storditi dal caldo e dal rumore del motore, si faceva la fila per il bagno (spesso con la porta rotta), si prendevano gelati, panini, e i mitici libretti con i quiz per la patente o i cruciverba estivi.
I genitori prendevano il caffè “al volo” e facevano i conti con il prezzo della benzina. I bambini guardavano i souvenir: portachiavi, pupazzetti, calamite.
Poi si risaliva in macchina, più accaldati di prima, ma sempre più vicini alla meta.
Il momento dell’arrivo: sabbia bollente e cuore leggero
E poi, finalmente, l’arrivo.
Il primo sguardo al mare dopo ore di viaggio sembrava una visione. L’odore della salsedine entrava nei finestrini, e tutto diventava reale: l’estate era davvero iniziata.
Ci si toglieva le scarpe, si correva verso la spiaggia, si affondavano i piedi nella sabbia bollente. Le madri sistemavano gli asciugamani, i padri piantavano l’ombrellone con un piede, e i bambini si tuffavano nella felicità.
Non c’erano social, né foto da postare. C’era il presente da vivere tutto d’un fiato.
Le vacanze “di una volta”: tra semplicità e meraviglia
Niente Wi-Fi, niente tablet, niente comfort moderni. Eppure, erano le vacanze più belle del mondo.
Si dormiva in tre nel letto, si cucinava con il fornellino da campeggio, si faceva la doccia fredda nei campeggi o nelle pensioncine a conduzione familiare.
Ma c’erano le risate a tavola, le partite a carte la sera, le zanzare, le passeggiate al mercato del lunedì, e il gelato mangiato in ciabatte sotto le stelle.
Nostalgia di un’Italia che si muoveva insieme
Guardando oggi le immagini di quelle partenze – auto stipate, roulotte, bambini assonnati e madri sorridenti – è impossibile non provare un tuffo al cuore.
Quelle estati parlano di famiglia, di lentezza, di presenza.
Un’Italia che si prendeva tempo, che viveva la vacanza come una conquista, non come una fuga. Un’Italia che cantava in macchina, che si perdeva e si ritrovava, che amava stare insieme.