Mastermind: il gioco che ci faceva sentire piccoli geni (senza bisogno di schermo)

Mastermind: il gioco di logica degli anni ’70 e ’80 che ha allenato menti, acceso sfide familiari e lasciato ricordi indelebili.

A cura di Paolo Privitera
23 luglio 2025 13:35
Mastermind: il gioco che ci faceva sentire piccoli geni (senza bisogno di schermo) -
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Quando la mente era la vera arma segreta

Nessun display, niente app, nemmeno una batteria. Solo piolini colorati, una tavoletta in plastica marrone e due cervelli in sfida.
Mastermind, nato negli anni ’70, era uno di quei giochi che metteva d’accordo grandi e piccoli, e riusciva a tenere incollati ai tavoli per interi pomeriggi.

Ideale per le giornate piovose, le vacanze con i cugini o le serate senza TV, Mastermind ci faceva allenare la logica, la deduzione e la pazienza, con una tensione che aumentava a ogni tentativo.

Le regole: semplici da capire, difficili da padroneggiare

Il gioco era diviso in due ruoli:
 🎯 Il Codificatore sceglieva in segreto una combinazione di 4 piolini colorati.
🕵️ Il Decodificatore aveva 10 tentativi per indovinare la combinazione.

Dopo ogni tentativo, il Codificatore dava indizi usando piccoli piolini bianchi e neri:

  • ⚪ Un colore giusto al posto giusto
  • ⚫ Un colore giusto ma nel posto sbagliato

Semplice? Non proprio. Ogni tentativo era un esercizio di logica pura, ogni risposta un indizio da interpretare con attenzione. E la frustrazione era dietro l’angolo!

Sfide infinite… e qualche trucco da fratelli maggiori 😏

Chi ci ha giocato lo sa: la vera difficoltà era non farsi ingannare dalla memoria. Bastava dimenticare un dettaglio per fare un errore catastrofico. E poi c’era sempre il fratello maggiore furbo che barava con le risposte… o che cambiava codice a metà partita! 😅

Le sfide spesso finivano in risate, discussioni e rivincite infinite, ma ogni volta ci si rimetteva in gioco, decisi a battere l’avversario senza pietà (e senza aiuti!).

Un gioco che allenava la mente… divertendo

Mastermind era un gioco educativo senza volerlo. Stimolava:
🧠 la logica deduttiva
🧠 la memoria a breve termine
🧠 la capacità di problem solving
🧠 la concentrazione

Non c’erano effetti speciali, ma ogni tentativo riuscito regalava una soddisfazione enorme, soprattutto se si indovinava tutto in pochi colpi. E se si perdeva? Si imparava — e si ricominciava.

Dall’Inghilterra al mondo intero: un successo globale

Mastermind fu ideato nel 1970 da Mordecai Meirowitz, un ingegnere israeliano. Il gioco venne poi sviluppato dalla britannica Invicta Plastics e distribuito in tutto il mondo, con grande successo.

In Italia divenne popolare tra la fine degli anni ’70 e gli anni ’80, soprattutto grazie alla pubblicità e alla scatola iconica, con l’uomo elegante e la donna misteriosa seduti accanto alla plancia di gioco. Un’immagine che, per chi c’era, è impossibile dimenticare.

Nostalgia pura: il fascino senza tempo della plastica marrone

Chi ha vissuto quegli anni ricorda perfettamente la sensazione di tenere i piolini in mano, il rumore secco quando si infilavano nella plancia, la tensione dell’ultimo tentativo.
Era un gioco tattile, fatto di mani, sguardi e intuizione. Nulla di virtuale, tutto reale.

Oggi, in un’epoca dominata da giochi digitali e partite online, Mastermind conserva un fascino tutto suo: quello di un gioco intelligente, silenzioso ma pieno di tensione.

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