Il carrettino di legno: quando bastava una discesa per sentirsi liberi
Il carrettino di legno con le ruote: simbolo dell’infanzia libera e creativa di chi è cresciuto tra gli anni ’60, ’70, ’80 e ’90.
L’invenzione più semplice e geniale di sempre
Chi è stato bambino negli anni ’60, ’70, ’80 o ’90 lo ricorda bene: quel pezzo di legno con quattro ruote, una corda e tanta fantasia era il re dei pomeriggi d’estate. Bastava poco per costruirlo — una tavola recuperata in garage, qualche cuscinetto o ruota di fortuna e una corda per sterzare — ed era subito avventura.
Lo chiamavano “carrettino”, “macchinetta”, o semplicemente “la tavoletta con le ruote”. Non servivano pile né schermi, solo una discesa e un gruppo di amici pronti a sfidarsi fino all’ultimo metro, tra risate, ginocchia sbucciate e il vento che correva addosso come un premio di libertà.
I pomeriggi che non tornano più
C’era qualcosa di magico in quei pomeriggi passati a spingere il carrettino fino alla cima della salita, con le mani sporche di grasso e le ruote che cigolavano. Nessuno si preoccupava della sicurezza o delle cadute: faceva parte del gioco, e ogni graffio diventava un trofeo da mostrare orgogliosi a casa.
Le strade dei quartieri si riempivano di bambini che correvano e gridavano, le mamme urlavano dalle finestre di fare attenzione, e l’unico pensiero era chi sarebbe arrivato primo in fondo alla discesa.
Era un’epoca in cui non c’erano social, ma c’era socialità vera, fatta di risate, inventiva e amicizia.
L’arte di arrangiarsi
Quel carrettino racconta perfettamente lo spirito di quegli anni: creatività, ingegno e voglia di fare con le proprie mani. Ogni bambino diventava un piccolo meccanico: si cercavano vecchi cuscinetti nei mercatini, si rubava una tavola al papà, si usava la corda del bucato per guidare.
Non importava se il risultato era storto o instabile: l’importante era che andasse giù veloce. E quando, inevitabilmente, si rompeva qualcosa, bastava un chiodo, un pezzo di fil di ferro e si ripartiva.
Un ricordo che sopravvive al tempo
Oggi, vedere una foto di quel carrettino significa tornare indietro a un tempo in cui la fantasia era il nostro giocattolo più prezioso. Ogni corsa era una conquista, ogni risata un frammento di libertà che ancora oggi ci fa battere il cuore.
Per chi c’era, è impossibile dimenticare quella sensazione di vento in faccia e cuore in gola, quando il mondo sembrava grande e la felicità bastava a quattro ruote e una discesa.